domenica 23 settembre 2012

note nell'aria

 Estate o inverno poco importava.
 La mattina, ogni mattina, le imposte andavano aperte."A cas' addà sventià".
Rannicchiato nel letto tiepido di sogni,lasciavi che i  suoni di casa prendessero piano piano il sopravvento e ti ritrovavi in  quella zona d'ombra che non era  veglia ma neanche più sonno, una zona d'ombra dove i sogni e la realtà per un attimo si incontrano. Il tutto ti arrivava ovattato : l'acqua che scorreva nell'acquaio, gli scuri che cozzavano contro il muro mentre si aprivano le porte, un tappeto sbattuto. 
I rumori della tua casa si mescolavano a quelle delle altre, dove, come in infinito un piano sequenza, succedevano le stesse cose. Il latte tiepido con giusto quella goccia di caffè, che gli dava quel leggero colore marroncino, le tazze senza manico, il pane del giorno prima, duro al punto giusto da essere inzuppato, ma che nn si "ammollava"troppo. 
Se eri convalescente, allora c'era lo zabaglione... fatto con l'uovo portato dalla comare "Accussì simm' sicur ch' è frisc". 

Erano questi i suoni che ti accompagnavano nel corso della giornata, il cucchiaio che sbatteva contro la ceramica della tazza e tanto più il rumore era intenso tanto più  sapevi che ti aspettava una spuma d'uovo e che dello zucchero, sulla lingua, nn si sarebbe sentito nemmeno il più piccolo granello; una bussola sbattuta, la cucchiarella di legno che rimbalzava contro la pentola , dove cuoceva il pranzo. Il contenuto della pentola stessa poi, cambiava melodia a seconda di quello che si cucinava. Il tuo naso ti suggeriva che cosa c'era quel giorno per pranzo, ma erano le tue orecchie a sentirne la voce. Un sobbollire lento e costante era la promessa sicura di un piatto di pasta con la salsa,non necessariamente ragù; il tono del ragù era greve, forse stanco di pippiare per tanto tempo; la salsa semplice, quella senza carne, era di un tono più alto mentre dalla voce allegra e sbarazzina dell'olio che soffriggeva nella padella era chiaro che era salsa al filetto di pomodoro, alla marinara insomma.
A questi rumori casalinghi c'erano poi da aggiungere quelli dei venditori ambulanti. Il giovedì c'era il vecchino che veniva con la bicicletta e chiamava "Muzzarell' ' e surrient!", se invece sentivi un confabulare basso basso che proveniva dalla cucina e a questo ci aggiungevi il rumore del caffè che usciva dalla macchinetta,non poteva che essere sabato, giorno in cui veniva la signora della campagna a portare il coniglio da cucinare l'indomani; la comare, quella dell'uovo fresco, arrivava puntuale di mercoledì e la sua risata argentina ne preannunciava l'arrivo molto prima che giungesse alla porta di casa.Tutti questi suoni e rumori che facevano parte integrante della tuo quotidiano erano in realtà solo un sottofondo, il vero protagonista era il canto. 
Si cantava, sempre, tutti. Donne con voci da tenori ed uomini con voci da soprano, vecchi e bambini, ognuno il suo repertorio.  Gli uomini preferivano arie di opere o la classica napoletana afronn 'è limone; le donne si dilettavano con la musica leggera, le vecchine poi erano esperte in canzoni ecclesistiche, a noi toccavano le fliastrocche anche se eravamo incuriositi ed attratti un pò da tutte.  Si cantava per rabbia, per amore, come l'auciell' 'n caiola, per sfogarsi per esprimere gioia o dolore, per fede. Le voci ti arrivavano da tutte le parti e canzoni diverse si incrociavano nell'aria,  musica lirica e musica leggera, moderna ed antica, italiana e napoletana cossicchè per uno strano caso del destino, Peppino di Capri cantava insieme a Claudio Villa, Battisti e Bovio camminavano appaiati. 
La musica ed il canto erano talmente parte di te che anche tu stavi cantando e manco te ne eri accorto.

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