martedì 25 settembre 2012

cambio scambio

Un momento importante era il cambio di stagione.
Già nei giorni precedenti qualche avvisaglia c'era stata "Mamma mia, quant' si criscut', a robb' 'e l'ann passat' sicur nun te va chiù!" 
Seguiva riunione di famiglia che doveva stabilire se c'erano panni da recuperare, se avevi bisogno di panni per tutti i giorni o panni buoni:la linea di marcazione era netta, separava da una parte i vestiti che adoperavi quotidianamente, per giocare, per andare a scuola,insomma per vivere,da quelli "buoni" quelli della domenica, delle ricorrenze, quelli che indossavi quando andavi a fare "visita" a qualcuno.
Una volta deciso, tutta la famiglia era coinvolta ed usciva "affa' spes'".
Il Comandante era la mamma, quella che ti avvertiva già prima di mettere il naso fuori di casa " Comportati bene. 
Lo so io quello di cui hai bisogno!" In fondo tu eri solo quello che li doveva indossare , mica ti dovevano piacere x forza. 
Il consigliere della mamma era, a seconda dei casi, una zia una cugina più grande.
Questa processione di avviava lenta, i piccoli davanti "Pecchè t'aggia veré" mentre i grandi attardavano il passo chiacchierando. 
L'impazienza di noi bambini veniva quietata con un richiamo materno "Ué a vulite furnì?".
Per ogni compera, c'era il negoziante specifico: per le scarpe da Tittillo, ad Ischia Ponte. 
"Buonasera" e la tua carovana invadeva il negozio, si andava ad aggiungere alle altre persone presenti, scatole aperte, fogli di carta velina che parevano volare nell'aria, scarpe scompagnate buttate alla rinfusa , con bambini appollaiati da tutte le parti, pareva che ttte le mamme del mondo si fossero date voce e decso di incontrarsi là.
In cuor tuo già sapevi che la partita di pallone, almeno per quella sera, era persa che nn avresti mai fatto in tempo a raggiungere i tuoi compagni e riconoscevi negli occhi degli altri malcapitati come te la stessa rasssegnazione. Perchè andare a far spese nn era qualcosa che si poteva risolvere nel giro di poco... SE tutto andava bene, cioè se trovavi il modello che piaceva, il numero il colore e la resistenza, si passava al momento cruciale. 
Il prezzo. 
Si cominciava a contrattare. La Mamma che diceva " NO, a questo prezzo qua nn lo voglio" e il negoziante, Tittillo,con infinta pazienza e calma che cercava di convincerla che la qualità era ottima, che aveva fatto bene a prendere una misura un poco più grande. Una giostra che durava a lungo tra minacce da una parte ed dall'alltra "Mo me ne vac, ma comm' 'nuie venimm' a accattà cà a man a patet' e tu ci tratt' accussì?" Di questo tira e molla ti mettevi vergogna e provavi a dire"Vabbè ma nn è necessario", venendo immediatatmente zittito da un'occhiata perforante.
Quando ormai tutto sembrava perduto ai tuoi occhi, partita, scarpe e quant'altro, c'era l'intervento salvifico della zia/ cugina. "Vabbuò allora si mi fai un'altra piccola accortenza, piglio 'e scarp' pure per mio figlio, pur' si nun tenev' cap' 'e accattà nient' stasera.".
 E la giostra cominciava tutta daccapo.

    

Nessun commento:

Posta un commento