martedì 3 settembre 2013

U' Sant

 Un anno scandito non dai fogli del calendario che volavano via come foglie d'autunno, ma piuttosto segnato da eventi che,se pure per lo spazio di pochi giorni, mettevano a soqquadro il tran tran quotidiano . 
Accadimenti precisi che aiutavano a scandire il passare del tempo, puntuali, che si ripetevano con rassicurante precisione. 
Tutto l'anno era costellato di queste piccole ricorrenze ma solo in certo periodo si poteva realmente dire che raggiungevano il loro apice, praticamente un anno che cominciava dal mese di Maggio e che finiva Settembre. 
Ad aprire le danze ci pensava Santa Restituta e ci si incominciava a scrollarsi di dosso un pò di polvere invernale.
In verità, a Marzo con san GiovanGiuseppe, avevi incominciato ad intravedere, tra una pioggia e un fuji fuji, uno spiraglio ma sembrava piuttosto una prova generale, una sorta di assaggio per la festa grande. quella che aspettavi con trepidazione alla fine d'Agosto. Fosse solo per il fatto che si andava in trasferta, in un altro comune,la festa di maggio aveva un sapore diverso.
Il tripudio di colori e di luminarie, le file di bancarelle che vendevano di tutto, ti abbagliava e riempiva gli occhi per tutta quella abbondanza. 
"Andiamo alla festa ma (e si sapeva che ci doveva essere sempre un ma), solo dopo che siamo andati in chiesa, ci fermiamo alle bancarelle.... 
UN solo giocattolo eh, e non fare picci che altrimenti nemmeno quello!" 
Timidamente azzardavi a chiedere .."magari un giro sulla giostra....". " Eh , mo vediamo...nun mittiimm' pretese.." Non era proprio un sì, ma era sempre meglio del no categorico che avevi temuto. 
Dopo la funzione in Chiesa, dove ti avevano comprato quell'anello di latta con l'effige del santo, nella speranza che un pò di quella santità ti potesse rimanere azzeccata addosso almeno per l'arco la serata, con l'odore dell'incenso, con la mano stretta e sudata nella morsa della mamma, del papà o di chi in quel momento ti aveva in consegna, cominciavi l'avventura e la scoperta del giocattolo da scegliere; appena ne vedevi uno che sì pareva essere quello giusto, vedevi con un lampo dello sguardo, sulla bancarella appresso, un' altra bellissima pazziella che ti faceva l'occhietto... e via di questo passo finchè tra una quaquetta calda ed un lupino fresco, tra una fetta di cocco e un pezzetto di 'o per' e 'o muss, trovavi quello che era perfetto. 
Ad ogni festa era abbinato un acquisto speciale : a Santa Restituta e San Vito erano le feste migliori; la prima perchè la scuola era quasi finita e l'estate tuzzuliava alla porta per cui ci scappava di fuori mano il sandaletto , la magliettina e cose cosi; a San Vito si era ufficialmente in vacanza e, con ben 3 mesi e più di dolce far niente dinnanzi, la mente era tutta proiettata verso il divertimento " Uè, mò verimm 'e nun ci sfrenà..." 
Per di più ,così come era per "la Turca" ,anche per questo santo toccava allontanarsi dal proprio comune e perciò valeva doppio. 
Prima, però alla festa di Sant'Antonio, diretto concorrente del santo foriano, si completavano le ultime spese per le case che si dovevano fittare :caccavelle di allumnio, qualche coperchio e il servizio di piatti, quello di gesso, quello da due soldi, che non appena lo appoggiavi un poco più forte , non appena si toccavano piatto e piatto, saltava via la "scarda", il piatto si sbreccava ed era solo da buttare. 
Il 29 giugno, si tornava a giocare in casa, con san Pietro, le bancarelle che si inerpicavano lungo tutta la ripida salita, tanto che chinandoti a guardare le staffe , ti accorgevi delle zeppe che venivano poste sotto le gambe di ferro dei banconi,per cercare di addolcire quella pendenza, per creare un certo, precario equilibrio. 
Fuochi d'artificio per concludere le serate, che alle 9 c'era ancora il sole in cielo, il giudizio sui fuochisti, su chi era stato più bravo, più preciso. 
Un mese scarso di pausa, nel quale però non si stava con le mani in mano, che c'erano le barche da preparare per la festa di Sant'Anna. 
Lo spettacolo dell'incendio del Castello ti lasciava senza fiato, tanto che pareva che pigliava fuoco per davvero e l'immagine di tutte le luci delle barche che sfilavano, a festa finita, sull'acqua come tanti fuochi fatui, aveva un certo sapore fiabesco. 

Eppoi arrivava la Festa grande, quella di San GiovanGiuseppe. 
"Piglia a cuperta, chell cu pizz' e sangallo, no chell' ' e seta ca fa chiù bell'" tutti i balconi, dove fino a poco prima erano stesi i panni, venivano vestiti a festa, con coperte e tovaglie preziose, odorose di lavanda e rosmarino, di pezzette di sapone, violetta di Parma, tirate fuori, messe in bella mostra per abbellire le strade dove sarebbe passata la processione; le luci dei balconi venivano accese e da quel particolare ti rendevi conto di quanto corte fossero diventate le giornate. La visita alla casa del santo, dove tra un 'Ave maria e un Gloria al Padre, speravi che non ci sarebbero state le solite soste con i conoscenti, i pizzicotti sulle guance, i " ma come ti sei fatto grande, come passa il tempo, eh!", tutti convenevoli inutili che servivano solo a ritardare il momento di salire su quella benedetta giostra, di attaccarti con una mano alla catena che reggeva la sedia e sporgerti con quell'altra, per poter, finalmente, afferrare quel fiocco, che l'anno scorso ti era mancato tanto poco per arrivarci, per essere guardato anche tu, come era successo ad altri gli anni prima, con quel misto di ammirazione e d'invidia. 
Visi su visi che si sovrapponevano, persone venute da molto lontano e che, commosse, portavano notizie di altri che non erano potuti venire, arrivi e partenze giostrate sul filo del rasoio per non perdersi la Festa. " Ja, scegliti un ombrello che non si sa come , ma 'a casa nost' i 'mbriell' scumparn'! chissà che fin fann'...".
Si entrava in questo androne dove erano esposti tutte le forme e le tipologie che potevi immaginare : a spicchi che parevano arcobaleni, neri , lugubri tristi come giornate senza pane, con manici di legno, di ottone, lisci, ricurvi....
 Confuso da tutti questi bastoni appesi, ne vedevi uno, di lontano, lucido, e lo additavi. Lo avevi scelto ( o era il contario ?) perchè così trasparente come era, avresti alzato la testa e saresti stato capace di osservare, come da dietro un vetro, la pioggia. "Ma chist' subito si scassa.... si sicur' ca vuò propri chistu cà? Sicur?". 
Annuivi ed incrociavi le dita, sapevi che la fase della contrattazione era ormai in atto e facevi il tifo, ma muto senza dare a vedere quanto ci tenessi sennò "Quelli lo sconto non te lo fanno...". Alla fine, tira e molla, l'oggetto del desiderio era lì nelle tue mani, ma c'erano ancora da fare tanti acquisti, bisognava prepararsi per la scuola e allora la compera dell'ombrello era solo un riscaldamento, la sfida vera arrivava quando ci si avvicinava alle bancarelle di quaderni,di zaini, di penne rosse nere e blu, di astucci colorati...Lì c'era ben poco da fare, si prendeva quello che necessitava e se poi questo corrispondesse o meno al tuo gusto personale, beh era solo questione di fortuna, anche se, qualche concessione veniva fatta. 
"Vabbuò 'e pigliamm' stu portacolor' ca..." "Pure per quest'anno è fatta, meno male, mi sono tolto il pensiero. Mo avviamoci che cominciano i fuochi.." Tutti con il naso all'insù, tra un "bello" ed un altro, con l'ombrello tra le mani , ti trafiggeva il pensiero che questi sarebbero stati gli ultimi botti dell'estate, che quello che stavi vedendo, era una specie di festa di fine anno , che settembre era, quasi quasi, un capodanno. Sulla punta del naso cominciavi allora a fare il conto di quanto tempo mancava alla prossima festa :"a Sant'Antuono" pensavi "si fanno i fuocarazzi, ma niente bancarelle; mi sa che si deve aspettare fino alla fine di Gennaio, la Festa di San Ciro, mi devo comprare le palle di zazà... eppoi la festa di San Gabriele a Casamicciola... ma viene prima o dopo....." 
Nel mentre eri preso da questa matematica, una mano ti si poggiava sulla testa "Uè,ma ch' stai cuntann'?" "Niente, stavo contando i fuochi che stavano sparando.." "Belli, eh, hai visto che bei colori, eppoi un fuoco tutto bello, seguito, senza interruzioni..." 
Mica potevi confessare quella strana malinconia che ti aveva preso, proprio lì alla bocca delle stomaco e allora, sgusciando noccioline , facevi cadere bucce e pensieri nello stesso sacchetto e parlavi di come era stata bella la Festa.

1 commento:

  1. Brava Annamaria, ci siamo incontrate alla festa, anche se l'abbiamo raccontata in maniera diversa

    RispondiElimina